Il talento…

Potrebbe definirsi come la qualità autentica di ogni persona, e in quanto tale non si può mettere in discussione. Il singolo individuo, in altre parole, va messo nelle condizioni ideali per esprimersi e relazionarsi con gli altri, perché è attraverso il “noi” che si costruisce la coralità di un gruppo. È con questo approccio che si cambia la prospettiva e si fa fiorire l’organizzazione, trasformandola in qualcosa di fantastico.

Estrarre la qualità da ognuno rispetto al suo vero potenziale, a prescindere dal suo livello di conoscenza e competenza, porta a far emergere la versione migliore delle persone, e quindi il loro talento. Questo è quello che dovrebbe fare un buon allenatore, un buon leader.

Ma si può allenare il talento? E l’esercizio può sopperire alla mancanza di talento? Di certo l’esercizio aiuta il talento e l’affiancamento con una guida è il fattore di sviluppo per tirare fuori il meglio da una persona. Ad esempio, in azienda l’affiancamento con una guida rappresenta la cura per tirare fuori dall’individuo ciò che serve veramente e non a dargli ciò che fa più comodo per risolvergli un problema. Per far evolvere le persone, è però necessaria una progettualità molto precisa e una guida molto attenta: serve coerenza fra la gestione delle attività di affiancamento e la gestione della formazione ad esse correlata.

Non si tratta di una moda. Qualsiasi organizzazione può realmente fiorire attraverso questa pratica, che costituisce un vero e proprio potenziamento delle persone purché applicata con un modello libero e svincolato dal raggiungimento di un traguardo pre-codificato.

L’affiancamento con una guida, e la formazione, possano portare l’organizzazione a scoprire e potenziare i talenti per fare un vero salto in avanti grazie a persone più capaci e motivate certo non mancano.

Molti si interrogano su come tale attività per arrivare sempre al risultato massimo possibile. Ebbene, forse il primo passo da fare è sempre quello di maturare la consapevolezza che l’ambizione ultima è aiutare le persone (e quindi l’organizzazione) ad intraprendere un cammino rispetto a un obiettivo finale. Per raggiungerlo, una strada da seguire è quella di affidarsi ad “allenatori” esterni per i profili più complessi e con le maggiori potenzialità della scala gerarchica e, simultaneamente, a una “squadra di allenatori” interni (gestori del personale, psicologi, persone di marketing) per le altre figure, in base alle disponibilità presenti in azienda e facendo formazione ai formatori.

Siamo proiettati in un’era in cui le macchine, l’intelligenza artificiale, si prenderanno cura di fornire le prime risposte agli utenti, in modo tale che chiunque, a basso costo, possa fissare gli obiettivi da raggiungere rispetto alle problematiche da superare. Quindi, in un prossimo futuro l’affiancamento iniziale potrebbe anche essere  gestito dall’intelligenza artificiale per poi arrivare e a un processo finale di potenziamento che vede entrare in gioco il fattore umano. La sfida è trasformare la tecnologia in strumento che l’uomo deve programmare e controllare. Il momento in cui si arriva a definire il piano di azione e a verificare se ambizioni ed azioni sono correlate, è sempre umano. Questo potrebbe essere il futuro.