Personaggi storici esemplari

Ci sono tre personaggi storici famosi che possono aiutare i manager a riflettere sugli ingredienti di una strategia vincente e di un’esecuzione efficace e sul come gli errori del leader possano portare al fallimento dell’organizzazione.

Il primo esempio di leadership riguarda il condottiero cartaginese Annibale. Impiegando strategie innovative, durante la seconda guerra punica il suo esercito di mercenari quasi annientò la formidabile organizzazione delle legioni romane, infliggendo una serie di clamorose sconfitte a quella che era la maggiore potenza del Mediterraneo. Per non soccombere, Roma dovette affidarsi a un geniale militare (Scipione, detto l’Africano) che – come ogni moderno leader dovrebbe fare – volle prima conoscere a fondo e capire l’avversario, e poi cercò di batterlo cambiando strategia e un modello culturale, quello romano, che si era dimostrato prevedibile e scarsamente efficace. Grazie a questo approccio, Roma risolse a suo favore la peggiore minaccia della sua storia. I manager sono accompagnati a riflettere sulla necessità di non abbassare l’attenzione sull’avversario, la sua motivazione, la qualità delle risorse umane, il contesto nel quale competere. Nei momenti di difficoltà, un’organizzazione può risollevarsi attingendo all’orgoglio, alle energie morali, a un sistema di alleanze che non si disgrega. E, soprattutto, affidandosi a leader che, riconoscendosi fallibili, cercano di capire gli errori: fallire senza capire, infatti, è il peggiore dei fallimenti.

Il secondo esempio di leadership è quello di Giulio Cesare. Il condottiero romano fornisce il massimo esempio di eccellenza nell’esecuzione della strategia. Partito alla conquista degli immensi e sconosciuti territori della Gallia, combatté in costanti condizioni di inferiorità numerica e fece fronte alle difficoltà grazie alle sue legioni. I soldati, impegnati in imprese che duravano anni, volevano prendere parte alle imprese straordinarie di un leader che credeva che il suo posto in battaglia fosse in prima fila, e che non esponeva le proprie risorse umane a rischi inutili. Le vicende di Cesare portano i manager a riflettere sull’importanza del guadagnarsi credibilità e consenso, tenendo alta la motivazione dei soldati; sull’importanza nel mettere a valore le informazioni prima di decidere e nel comunicare chiaramente l’obiettivo strategico. La sua proverbiale celeritas decisionale ed esecutiva è conseguenza di uno stile di comando che portava le persone a seguirlo dando il massimo in ogni circostanza.

Il terzo esempio riguarda Napoleone Bonaparte, incomparabile nell’organizzazione e nell’applicazione dei principi tattici che lo hanno reso famoso: pianificazione combinata con l’adattamento; analisi attenta delle risorse per focalizzarle sugli obiettivi; non perdere tempo, per lasciare margini per fronteggiare gli imprevisti. Grazie alle sue abilità, fronteggiò le alleanze formate dalle monarchie europee per sconfiggerlo. Era meticoloso, si preoccupava dello studio del contesto e dell’avversario, analizzava enormi quantità di dati, possedeva grandi capacità organizzative, non solo in ambito militare. Tuttavia, questo non gli impedì di commettere clamorosi errori, come accadde a Waterloo.

Napoleone offre ai manager molti insegnamenti. Per prima cosa, anche le strategie che hanno funzionato in passato devono essere in parte modificate, se si vuole contare sull’effetto sorpresa. Inoltre, l’eccesso di sicurezza nei propri mezzi, combinato con la sottovalutazione degli avversari, può risultare fatale anche per leader eccellenti. Infine, non scegliere bene i collaboratori vanifica il raggiungimento degli obiettivi, così come l’abitudine dei collaboratori a non decidere in quanto chiamati a eseguire le volontà del capo. Un vero leader dovrebbe accompagnare gli altri a esserlo, contribuendo attivamente alla trasformazione delle persone e all’affermazione di leadership diffusa.