La nuova pianificazione strategica

Nella realtà nella quale viviamo siamo ormai abituati ad avere a che fare con incertezza, rischi, scenari turbolenti e contesti che tendono a cambiare freneticamente in tempi brevissimi. Questo costringe sistematicamente le persone e le organizzazioni a rivedere i piani e i processi decisionali tenendo sempre alta l’attenzione sul contesto e i modi nei quali si modifica.

A seguito di queste variazioni rapide a velocità in crescita esponenziale, si potrebbe pensare che la pianificazione a lungo termine sia ormai subordinata a quella a breve termine oppure addirittura poco utile. Uno dei più gravi errori di valutazione che si possano fare. Ciò che invece sarebbe raccomandabile è pianificare il breve per tenere il passo, ma anche il lungo periodo per quanto possibile al momento e rivedere quest’ultimo costantemente, dando una sterzata e implementando misure correttive o preventive ogni qual volta sia necessario.

La realtà attuale richiede di impiegare grande energia per affrontare l’immediato, ma bisogna evitare il rischio di avere la testa bassa e farsi cogliere alla sprovvista e impreparati sulla lunga distanza. Quindi l’apertura al cambiamento e la tendenza all’innovazione devono essere costanti anche quando le cose nel presente sembrano andare a gonfie vele.

In generale nel processo di pianificazione strategica le aziende fino ad oggi ancora tendono a prevedere l’andamento dei mercati, studiare i competitor e definire un piano di azione pluriennale che possa essere seguito poi da tutta l’organizzazione operativa. Quindi nel tempo è importante monitorare le prestazioni e i risultati, nell’ottica di rispettare quanto pianificato. Metodo efficace quando i mercati erano più stabili, quando i principali fattori di influenza variavano lentamente ed erano più facili da prevedere.

Oggi per le ragioni già citate e il contesto attuale, la pianificazione strategica di lungo termine deve essere vista come un processo dinamico e continuativo che produca un piano flessibile e prontamente modificabile in caso di necessità. Perché la flessibilità quando si opera in ambienti caratterizzati da una forte incertezza diventa un fattore determinante per la sopravvivenza.

Non è più sufficiente provare a prevedere e indovinare lo scenario futuro più probabile, pianificare in base a questo, monitorare il piano in maniera rigida chiedendosi soltanto a che punto dell’esecuzione del lavoro si sia arrivati e se ci siano scostamenti rispetto a quanto previsto.

Oggi è di vitale importanza imparare ad analizzare i vari scenari possibili assicurandosi di creare un piano flessibile che possa essere adattato e, durante il monitoraggio, non limitarsi a registrare quanto accaduto rispetto al previsto, ma apportare subito modifiche quando ci si accorge che le cose stanno virando verso una significativa variazione del contesto.

Pianificare a lungo termine si può e si deve. Agire a breve termine vuol dire seguire quel piano, capire quando la modifica è necessaria e farlo in maniera tempestiva. Un processo continuativo e dinamico che permette di essere concentrati su quello che sta succedendo e accadrà a breve, ma anche di tenere ben fermo il timone nella direzione che si prevede nel tempo.

In conclusione, il vero gioco resta sempre quello a lungo termine. Ma gli aggiustamenti vanno fatti in maniera costante e regolare nel breve termine. Insomma sia come persone che manager all’interno di organizzazioni, bisogna imparare ad essere pensatori a lungo termine in un mondo a breve termine.