Affitti brevi: alcune regole

Per contratto di locazione breve si intende un contratto di locazione di immobile a uso abitativo, di durata non superiore a 30 giorni, stipulato da persone fisiche, al di fuori dell’esercizio di attività d’impresa.

Ai fini fiscali, le persone fisiche che possiedono immobili e li concedono in locazione (anche non “breve”) possono scegliere tra due modalità di tassazione: quella ordinaria e la cedolare secca.
Il regime di tassazione ordinario prevede che gli immobili concessi in locazione concorrano a formare il reddito nell’ammontare dei canoni percepiti, ridotti forfettariamente del 5% al fine di tenere conto delle spese di gestione.

Qualora l’importo della rendita catastale dell’immobile, rivalutata del 5% fosse superiore all’ammontare dei canoni di locazione, al netto della riduzione forfettaria, l’immobile concorre a formare il reddito con la rendita catastale rivalutata.
La tassazione ordinaria consiste nell’assoggettamento a Irpef dei canoni percepiti, forfettariamente ridotti o, in alcuni casi nell’assoggettamento a Irpef della rendita.
La cedolare secca, invece, rappresenta un’alternativa alla tassazione ordinaria e consiste in un regime facoltativo che si sostanzia nel pagamento di un’imposta sostitutiva dell’Irpef e delle addizionali pari al 21 per cento.
Considerato che l’aliquota Irpef più bassa (che corrisponde a uno scaglione di reddito pari a 15mila euro) è del 23%, la scelta della cedolare secca appare conveniente.

Gli affitti breve si possono vietare in condominio. Il Il nodo è, quasi sempre, ’interpretazione del regolamento condominiale: in alcuni casi può contenere una specifica clausola che imponga il divieto «all’attività di affittacamere, pensione, casa vacanza o alberghiera».
Va premesso che tali divieti sono più stringenti se contenuti in un regolamento condominiale contrattuale, cioè predisposto dal costruttore dello stabile e riportato nei singoli rogiti di compravendita dei vari immobili, anziché assembleare, votato a maggioranza.
Quindi è fondamentale, per chi decida di sfruttare il suo immobile o di comprarne uno da mettere a reddito, una lettura attenta del regolamento condominiale. Tenendo conto che la clausola di divieto può non riguardare gli affitti brevi, fenomeno recente, distinto dall’attività di affittacamere o alberghiera. L’amministratore in ogni caso va informato dell’intenzione di avviare l’attività, anche se non sempre può impedirla.