Il tempo

I momenti definiti nel tempo, in cui qualcosa inizia o finisce, si chiamano “transizioni”, e ve ne sono di almeno tre grandi categorie: quelle previste, quelle impreviste e quelle “per assenza”.

Le transizioni impreviste sono gli “incidenti”: belli o brutti che siano, avvengono all’improvviso, non ce li aspettiamo e cambiano alcune cose in noi stessi e nel nostro contesto, fornendoci nuove conoscenze e nuovi strumenti per procedere.

Le transizioni previste sono invece gli eventi che ci aspettiamo, che sappiamo che arriveranno – o che addirittura pianifichiamo noi stessi – al punto che a volte ne sottovalutiamo la portata di insegnamento perché ci sembra di arrivarci preparati e che quindi non abbiano un grande impatto.

Infine vi sono le transizioni “per assenza”, le più difficili da identificare ed elaborare perché riguardano ciò che “non ci succede”: l’aspirazione a una promozione o a un cambiamento professionale, o anche l’attesa di un amore. Non avvengono, e proprio per questo sono anch’esse transizioni che ci influenzano.

Affinchè i momenti della nostra vita diventino punti evidenti, le transizioni – previste, impreviste o per assenza – vanno riconosciute anche nella loro fatica – o gioia, o tristezza, malinconia, ansia, desiderio: le transizioni sono sempre affollate di emozioni, e forse per questo istintivamente vorremmo passarvi sopra in velocità. Se non impariamo a prendere familiarità col tempo, non saremo mai noi a scegliere il momento di fare le cose in modo diverso, oppure di fare le cose importanti.